
La ricerca presentata nel primo workshop organizzato dall’Associazione Nazionale Centri Odontoiatrici a Milano rileva che i centri odontoiatrici, che rappresentano il 2% delle strutture che operano nel settore, curano l’8% dei pazienti e sono scelti soprattutto in caso di trattamenti ad alto valore economico.
Il settore dell’odontoiatria è cambiato molto rapidamente negli ultimi anni e lo scenario è in continua evoluzione sotto numerosi punti di vista, fra i quali quello legislativo e del mercato. Uno dei più significativi vettori di questa evoluzione è stata la rapida espansione dell’odontoiatria organizzata. Questi sono stati i principali temi trattati nel primo workshop organizzato da ANCOD (Associazione Nazionale Centri Odontoiatrici), che rappresenta le imprese che operano nell’ambito della sanità privata nel settore odontoiatrico, tenutosi oggi al Palazzo delle Stelline di Milano. Durante il workshop è stata presentata una vasta ricerca sul mercato odontoiatrico commissionata da ANCOD a Key Stone, che ha intervistato un campione di oltre 1.500 persone. “Fra le evidenze emerse” riferisce Ancod “c’è la forte crescita dell’odontoiatria organizzata, che pur rappresentando solo il 2% del mercato cura l’8% dei pazienti. Uno dei risultati più rilevanti dalla ricerca è quello che riguarda chi ha deciso di non andare nel dentista nel 2016: fra questi, il 36% ha rinunciato pur avendone bisogno. Il ricorso ai centri odontoiatrici, però, aumenta al 25% in caso di trattamenti che presuppongono un investimento economico maggiore, come protesi, implantologia e ortodonzia, dato che dimostra la buona risposta dei centri alla minor disponibilità economica delle famiglie italiane. La sensibilità al prezzo sembra quindi una variabile decisiva nella scelta delle cliniche, visto che il 45% degli intervistati ha dichiarato di averle scelte perché più economiche; addirittura il 31% (contro il 24% del dentista privato) dice di aver scelto un centro “perché mi ha convinto maggiormente”, mentre chi si affida al dentista privato lo fa soprattutto in virtù del rapporto di fiducia (27%). La ricerca ha rivelato anche il giudizio nei confronti dell’odontoiatria organizzata da parte di chi non si è mai rivolto a una clinica migliora fortemente dopo essersi stati in un centro; coloro che si sono curati in un centro appartenente a un gruppo organizzato hanno infatti espresso opinioni nettamente più positive, soprattutto su aspetti come la gestione delle relazioni personali, l’operato del professionista e gli orari di apertura”. Nel convegno si è parlato anche dei recenti cambiamenti che hanno riguardato l’odontoiatria dal punto di vista normativo. Silvia Stefanelli, avvocato specializzato in diritto sanitario, ha approfondito i temi toccati dalla legge Gelli, che ha modificato il quadro relativo alla responsabilità medica, e dal Ddl Concorrenza. Il presidente di ANCOD, Michel Cohen, ha commentato: «Il mondo dell’odontoiatria organizzata sta crescendo molto rapidamente e i pazienti che non lo conoscono ne sono fortemente soddisfatti dopo averlo conosciuto; il primo workshop tra i Gruppi Organizzati ha fatto luce sulle evidenze sollevate da una ricerca sui pazienti di grande valore professionale e statistico, oltre che sui molti cambiamenti che stanno interessando il settore odontoiatrico”. Cohen ha inoltre ribadito il massimo impegno sui temi cari all’associazione: “ANCOD continua ad impegnarsi per la promozione di servizi odontoiatrici che garantiscano la massima qualità e continuità dei servizi ai pazienti, e a questo scopo ci siamo dotati di un nostro codice di autoregolamentazione. Con l’adesione all’Istituto dell’Autodisciplina pubblicitaria ogni nostro associato si è impegnato ad accettare le linee guida del Giurì riconosciute a livello nazionale da chiunque faccia comunicazione in modo corretto: pensiamo che promuovere buone pratiche di comunicazione sia assolutamente fondamentalein un settore in cui i messaggi ambigui rischiano di ingannare il paziente».