
Selezionati i 12 indicatori tratti dal contesto del BES che saranno inclusi nell’esercizio di simulazione di impatto delle politiche. Grazie all’introduzione degli indicatori di benessere equo e sostenibile nel ciclo di bilancio, l’Italia è il primo e a oggi unico paese dell’Unione Europea e del G7 ad avere introdotto nel ciclo di programmazione e disegno delle politiche pubbliche l’uso degli indicatori di benessere.
1. Reddito medio disponibile aggiustato pro capite; 2. Indice di diseguaglianza del reddito disponibile; 3. Indice di povertà assoluta; 4. Speranza di vita in buona salute alla nascita; 5 Eccesso di peso; 6. Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione; 7. Tasso di mancata partecipazione al lavoro; 8. Rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli di età prescolare e delle donne senza figli;
9. Indice di criminalità predatoria; 10. Indice di efficienza della giustizia civile; 11. Emissioni di C02 e altri gas clima alteranti; 12. Indice di abusivismo edilizio (in attesa del Consumo di suolo). Sono questi i 12 indicatori di benessere equo e sostenibile individuati dal Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile, istituito presso l’Istat che saranno considerati nel Def, Documento di Economia e Finanza. La nuova Legge di bilancio (legge n. 163) approvata il 28 luglio 2016, ha introdotto infatti per la prima volta un riferimento agli indicatori di benessere equo e sostenibile nei documenti di programmazione economica e di bilancio. Il Bes consente di rendere misurabile la qualità della vita e valutare l’effetto delle politiche pubbliche su alcune dimensioni sociali fondamentali. “È un’innovazione importante” afferma l’Istat “Il governo si è così impegnato a integrare, nella valutazione delle politiche pubbliche, le dimensioni più strettamente economiche con quelle che si riferiscono alla qualità della vita”. “Il Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile” fa sapere l’Istat “ha concluso i propri lavori a giugno 2017 con una relazione finale che individua 12 indicatori tratti dal contesto del BES. La V Commissione della Camera dei Deputati (Bilancio, tesoro e programmazione) ha discusso lo schema di decreto ministeriale relativo agli indicatori selezionati per concludere con unanime parere positivo il 2 agosto. A partire dal 2018, dunque, i 12 indicatori selezionati, adottati con decreto del Ministro dell’economia e finanze,” fa sapere l’Istat “saranno inclusi nell’esercizio di simulazione di impatto delle politiche (relazione illustrativa)“. “L’Italia” si legge nella Relazione finale del Comitato “è il primo paese dell’Unione Europea e del G7 a inserire il benessere nella programmazione economica. Il Govemo italiano è tenuto a dare conto dell’evoluzione delle più rilevanti dimensioni del benessere nell’ultimo triennio e a valutare in maniera sistematica l’impatto nel triennio successivo delle politiche programmate”. “Il paniere finale di indicatori” spiega il Comitato sempre nella Relazione finale “è articolato in modo da cogliere, da un lato, una misurazione del benessere attuale, della sua distribuzione e del suo grado di sostenibilità nel tempo, dall’altro, una rappresentazione in cui rientrino sia dimensioni monetarie del benessere più prossime alla condizione di vita della famiglie di quanto sia il PIL sia dimensioni non monetarie. Alcuni degli indicatori prescelti colgono aspetti specifici delle dimensioni del benessere, ma sono stati selezionati per il loro importante significato segnaletica. Infine, come è evidente, alcuni indicatori misurano il benessere, altri il disagio”. “Per quanto riguarda la salute” spiega l’Istat, “si sono scelti due indicatori: la “Speranza di vita in buona salute alla nascita” e “L’Eccesso di peso”. La prima è una variabile che sintetizza la condizione complessiva della salute degli italiani, è robusta e descrive un obiettivo politico cruciale, anche se reagisce lentamente agli stimoli delle politiche. L’eccesso di peso (così come, in misura maggiore, l’obesità) è un fattore di rischio rilevante per varie patologie croniche, incluso diabete, malattie cardio e cerebrovascolari e tumori: esso, meglio di altre misure dello stile di vita (ad esempio la sedentarietà, il fumo o l’alcool), predice il rischio di un ampio spettro di patologie croniche. Tra le sue determinanti, infatti, rientrano gli stili di vita, che a loro volta comprendono l’alimentazione e l’attività fisica. Quindi, l’eccesso di peso è un indicatore utile ai fini della valutazione della sostenibilità degli attuali livelli di salute della popolazione e del loro possibile miglioramento, è reattivo alle politiche pubbliche mirate ad influenzare lo stile di
vita ed è idoneo a cogliere significativi elementi di disuguaglianza. Si auspica che l’indicatore incluso nel BES sia esteso all’intera popolazione, includendo i minori di 18 anni, e si propone che venga disaggregato per sesso e due classi di età (minori, adulti)”. Due le osservazioni conclusive in merito alla selezione degli indicatori del Comitato segnalate nella Relazione: “In primo luogo, diversi degli indicatori selezionati assolvono a più di una funzione. Ad esempio, l’indice di diseguaglianza, l’incidenza della povertà assoluta e l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione hanno effetti anche sulla sostenibilità del benessere collettivo o individuale. Al contempo, molti degli indicatori proposti hanno importanti implicazioni per l’equa ripartizione del benessere, che può essere colta dalla disaggregazione per sesso o classi di età. In secondo luogo, l’insieme degli indicatori selezionati è necessariamente parziale ai fini di una completa analisi delle molte dimensioni del benessere”.