
Presentata la Ricerca Cergas Bocconi sulla mobilità ospedaliera. Il Presidente della Regione Oliverio: «Chiedo la rinegoziazione del Piano di rientro che negli ultimi sette anni ha prodotto l’aumento del deficit, un peggioramento evidente delle prestazioni e dei livelli di assistenza e soprattutto della mobilità sanitaria verso altre regioni».
«La Calabria registra i maggiori squilibri nazionali in termini di saldi di mobilità: con più del 3% della popolazione nazionale, attira l’1% della mobilità attiva e origina l’8% di quella passiva. Un paziente su sei si ricovera fuori regione e ciò si traduce in un debito per le casse regionali calabresi verso le regioni erogatrici che ha raggiunto i 304 milioni di euro, secondo l’ultimo dato rilevato in Conferenza Stato Regioni. Le cause principali vanno ricercate nella limitata dotazione di posti letto ma soprattutto nell’insufficiente qualità clinico-gestionale. In molti casi queste cause si combinano tra loro e rendono necessari interventi sia tecnici per migliorare la qualità del servizio sanitario che regolatori e politico-concertativo. Nella sostanza, la specificità dei dati della Regione Calabria presenta aspetti di notevole criticità con riferimento a numerose specialità cliniche, che si traducono in saldi di mobilità passiva tra i più rilevanti del Paese». È quanto ha affermato Alberto Ricci, curatore insieme a Francesco Longo ed Elisabetta Barzan della Ricerca del Cergas-Sda, Istituto dell’Università Bocconi di Milano, sulla mobilità ospedaliera interregionale presentata ieri a Catanzaro alla presenza, tra gli altri, del Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Franco Pacenza, delegato in materia di politiche sanitarie, ha introdotto l’incontro sottolineando come «il sistema sanitario calabrese dimostra una bassissima qualità, un male antico – ha detto – ma che negli ultimi anni ha prodotto un forte peggioramento, provocando un esodo in termini di mobilità che si è triplicato verso le altre regioni erogatrici di servizi. Il numero dei flussi è impressionante. Anche rispetto alle altre regioni meridionali che hanno approntato i piani di rientro, la Calabria segna un acuirsi delle criticità e dei risultati. Dopo tre piani di rientro, il prossimo scadrà nel 2018, possiamo certificare il fallimento delle gestioni commissariali con aumento del debito pari a 247 milioni e una diminuzione ingente dei livelli essenziali di assistenza». «Non chiedo posti di potere ma un’inversione di tendenza, un atto interruttivo riguardo alla situazione della Sanità in Calabria che alla luce dei numeri segna un evidente peggioramento». Ha detto il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio a margine della presentazione della ricerca Cergas-Sda. «Chiedo soprattutto – ha proseguito Oliverio – la rinegoziazione del Piano di rientro che negli ultimi sette anni ha prodotto l’aumento del deficit, un peggioramento evidente delle prestazioni e dei livelli di assistenza e soprattutto della mobilità sanitaria verso altre regioni. Parliamo di un aumento degli esodi pari a un terzo rispetto a pochi anni fa. Se ciò è accaduto è solo a causa di scelte politiche in capo a un soggetto che sostituisce la governance ordinaria di questa regione». «Ho annunciato inziative eclatanti dopo una lunga e attenta riflessione. Chi mi conosce sa che sono un moderato, ma se la situazione in sanità è così grave, non posso essere spettatore passivo, non posso stare fermo. Sento il dovere di farlo perché rappresento la mia terra, i miei concittadini. Se entro il prossimo 30 novembre non arriveranno segni concreti nella direzione di una cesura netta di questo stato di cose, andrò a Palazzo Chigi per parlare al Paese di cosa sta succedendo alla mia regione. Qui non facciamo sceneggiate, discutiamo soltanto di aumentare i livelli essenziali di assistenza verso i nostri cittadini che meritano lo stesso rispetto delle altre regioni. Noi abbiamo le idee chiare: vogliamo investire nella qualità delle prestazioni e dei servizi. Non è possibile garantire neanche gli standard medi nazionali nella cura di patologie ordinarie. Non parliamo di alta specialità ma di ordinarietà. È ora di dire basta. Nei prossimi giorni convocherò l’Anci e le forze sociali per analizzare la situazione in vista di questa mia iniziativa a Roma».