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Il presidente Mattarella: «La ricerca è una porta che apre il futuro»

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L’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”, iniziativa promossa dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

«La componente pubblica ha una grande responsabilità che deve assolvere con lungimiranza, pensando alle prospettive di domani e alla sostenibilità dello sviluppo, rifuggendo da calcoli di opportunità e convenienze di corto respiro. La ricerca è una porta che apre il futuro. Sottovalutare o rinunciare alla ricerca vuol dire, invece, restringere esclusivamente al presente il proprio orizzonte, secondo una distorsione che talvolta affiora nella storia delle società, abdicando al dovere di investire nel futuro pensando alle successive generazioni. Accanto al ruolo del pubblico c’è però necessità di un pluralismo delle iniziative, di progetti sostenuti da imprese, associazioni, fondazioni, enti non profit. Alle istituzioni e ai loro rappresentanti è chiesto di favorire le convergenze, di fare in modo che si creino sinergie e ottenere così un moltiplicatore più alto a vantaggio dei cittadini, e tra questi di coloro che più hanno bisogno». Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”, iniziativa promossa dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Sono intervenuti il Presidente dell’Airc, Pier Giuseppe Torrani, il Direttore Scientifico dell’Airc, Federico Caligaris-Cappio, la ricercatrice presso il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, Elisa Giovannetti, e il Sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi. «Le esperienze che, da oltre cinquant’anni, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul cancro ha finanziato e sostenuto» ha aggiunto Mattarella in un altro passaggio del suo intervento – sono di grande valore, non soltanto per i traguardi conseguiti e per gli avanzamenti che ne sono scaturiti, ma anche per il legame di solidarietà che nel tempo è stata capace di costruire tra gli italiani e la ricerca». «Che l’Italia, con i suoi ricercatori, offra al panorama scientifico un contributo di rilievo nel campo della ricerca oncologica è del resto documentato» ha poi aggiunto il Presidente della Repubblica «dalla molteplicità dei fronti esplorati e sostenuti dall’AIRC, come le sperimentazioni condotte in Italia sul fronte della biopsia liquida o le cosiddette terapie intelligenti che agiscono direttamente sul DNA, cui sono pervenuti quest’ultimo anno ricercatori italiani che lavorano all’estero. Per fortuna, è lungo l’elenco degli studi meritevoli compiuti nel nostro Paese. E, come è stato giustamente detto, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie più avanzate consente di trasmettere subito e, quindi, potenziare gli effetti delle scoperte raggiunte. Grazie a queste ricerche sono possibili oggi diagnosi precoci e terapie personalizzate impensabili soltanto dieci anni fa. Ma non possiamo – non dobbiamo – fermarci. Quest’anno ricorrono i quarant’anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale. È stata una grande riforma nella vita della Repubblica che, attuando il diritto costituzionale alla salute, ha elevato la protezione sociale. La salute è divenuta progressivamente un valore della comunità, grazie a quel principio di universalità che impone di rendere le cure accessibili a tutti e di superare tutte le frammentazioni che generano diseguaglianza. Il nostro Servizio, pur con le sue imperfezioni, gode di ampia stima nel mondo come ha dimostrato, di recente, il rapporto dell’Agenzia di rating internazionale Bloomberg, che ha collocato quello italiano al quarto posto tra i sistemi sanitari. Del resto, non è un caso che nel nostro Paese la longevità media sia al secondo posto nel mondo. La ricerca può fare molto per aiutare il Servizio sanitario a essere più funzionale, utilizzando meglio le risorse, più efficace nelle cure, più facilmente accessibile a chi ha bisogno. La ricerca aiuta la diagnostica, potenzia le terapie, rendendo possibili farmaci nuovi, ne riduce gli effetti collaterali. Nel suo progredire la ricerca può contribuire anche a ridurre i costi. A questo fine però è indispensabile che la competizione economica non oscuri l’interesse pubblico nel garantire a tutti le cure. Comprese quelle alle malattie più rare, alcune delle quali colpiscono i bambini e dunque sollecitano, in misura ancor più esigente, la nostra concreta solidarietà. La spinta che viene dal mondo della ricerca scientifica si manifesta di continuo e in ogni settore. Il progresso degli studi sulla genetica, sulle malattie, sulle terapie fa crescere di pari passo l’attenzione e l’interesse per la prevenzione. L’opera di prevenzione merita attenzione e impegno, non soltanto crescenti ma in massimo grado. Prevenire è la prima cura, spesso la più efficace. Tutti sono chiamati alla responsabilità. Le istituzioni anzitutto, che devono predisporre programmi adeguati. Ma ogni famiglia, ogni cittadino è chiamato a far la sua parte. Ne migliorerà la qualità della vita e lo stesso Servizio nazionale funzionerà in misura migliore. Le conoscenze sono fondamentali. Ed è importante che si diffondano, che si innalzi insomma il patrimonio di cultura condivisa. Nel tempo della comunicazione immediata e delle connessioni crescenti, è inaccettabile che, accanto alle tante informazioni liberamente disponibili, si diffondano anche credenze anti-scientifiche e illogiche congetture che inducono a comportamenti autolesionisti. La scienza medica, la ricerca, l’esperienza maturata nel tempo aiuta non solo il singolo individuo, ma la comunità nel suo insieme a prevenire malattie e conseguenze pericolose, in primo luogo sulla vita dei bambini. Agire con responsabilità per proteggere la comunità – e dunque il diritto alla salute – è un dovere a cui non è lecito derogare. La ricerca, in realtà, sfida la società perché alzi il suo grado di consapevolezza e di responsabilità comune. La lotta contro il cancro, per tentare di sradicarlo con il contributo della scienza, ci spinge anche ad agire, nel contempo, per migliorare le condizioni di vita. Chi è malato merita umanità e rispetto, così come chi affronta sofferenze più dure. Quando la malattia non può essere curata, la persona merita sempre di essere curata e non può essere lasciata sola. Le cure palliative, la terapia del dolore, l’assistenza vanno assicurate e rafforzate anche laddove oggi è più difficile accedervi: l’importante passo avanti compiuto dalla nostra legislazione nel 2010 deve diventare pienamente un fattore di eguaglianza, in ogni Regione». Il Capo dello Stato  ha consegnato il Premio Airc “Credere nella Ricerca” a Carolyn Smith, per il sostegno alla divulgazione delle attività di Airc e alla Lega Calcio Serie A, per la visibilità offerta alla missione di Airc negli stadi e sui mezzi di comunicazione. Il Premio “Guido Venosta 2018” è stato consegnato a Maurizio D’Incalci dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, per il contributo allo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali.

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