
La salute è considerata la sfida più urgente per il futuro paesi in via di sviluppo (39%) e l’accesso alle cure mediche emerge come l’elemento più importante per condurre una vita in condizioni dignitose (65%).
Il 67 per cento dei cittadini europei ritiene che il sostegno agli aiuti allo sviluppo vada rafforzato, mentre l’85 per cento di essi ritiene che sia importante aiutare le persone nei Paesi in via di sviluppo: in entrambi i casi si tratta di una percentuale in aumento rispetto agli ultimi anni, nonostante la crisi situazione economica. È quanto emerge dalla nuova indagine di Eurobarometro, lanciata dal Commissario europeo per la cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, in occasione dell’inizio dell’Anno europeo per lo sviluppo. Secondo l’indagine, un europeo su due pensa che gli individui giochino un ruolo fondamentale nella lotta contro la povertà nei Paesi in via di sviluppo, mentre un terzo dei cittadini Ue (il 34 per cento) sono personalmente attivi nella lotta alla povertà. Inoltre, si legge nello studio, il 69 per cento degli intervistati ritiene che la lotta alla povertà nei Paesi in via di sviluppo abbia un’influenza positiva sui cittadini europei; circa i tre quarti (il 78 per cento) ritengono che essa sia nell’interesse dell’Unione europea; il 74 per cento degli interpellati sostiene che essa contribuisca a realizzare un mondo più pacifico e giusto. Per il 75 per cento degli europei, poi, il volontariato è il modo più efficace per contribuire a ridurre la povertà nei Paesi in via di sviluppo, tuttavia la grande maggioranza degli intervistati crede anche che gli aiuti ufficiali dei governi (66 per cento) e le donazioni da parte delle organizzazioni (63 per cento) abbiano un impatto significativo. In Italia otto intervistati su dieci affermano che è importante aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo (80%), una percentuale leggermente inferiore alla media UE dell’85%. Una differenza più marcata si riscontra nella risposta alla domanda relativa all’opportunità di aumentare il livello di aiuti ai Paesi in via di sviluppo. Qui la percentuale favorevole in Italia (55%) è ben al di sotto della media UE del 67%. Comunque dal 2013 si è registrato un aumento di cinque punti percentuali nella quota degli intervistati che si sono detti a favore di un aumento superiore a quanto promesso (ora pari al 16%).
Gli intervistati in Italia sono meno inclini rispetto al 2013 a pensare che affrontare la povertà nei Paesi in via di sviluppo dovrebbe essere tra le principali priorità della UE (- 4 punti percentuali rispetto al 60%) o del governo italiano (-9 punti percentuali rispetto al 45%). In effetti il calo del consenso nell’opinione, secondo cui questa dovrebbe essere tra le principali priorità a livello nazionale, è stato il secondo in ordine di importanza (dopo quelli osservati in Finlandia, Lituania e Lettonia, tutti con un calo di 10 punti percentuali).