
A meno di due settimane prima che gli Stati membri dell’Ue scelgano la nuova città ospitante per l’Agenzia europea dei medicinali (Ema), il 20 novembre 2017 l’Agenzia si prepara ad iniziare subito a lavorare con il nuovo paese ospitante. A partire da tale data, l’Agenzia ha poco più di 17 mesi per concludere il suo trasloco e intraprendere le sue attività nella nuova città ospitante entro la fine di marzo 2019. “Spostare una grande organizzazione come l’Ema in una nuova sede” afferma in una nota l’Agenzia europea “è un’impresa impegnativa in qualsiasi circostanza. È resa ancor più complessa dall’ambizioso calendario determinato dal ritiro del Regno Unito dall’Unione europea (UE) il 30 marzo 2019. Una collaborazione efficace tra l’Ema e il nuovo paese ospitante sulla base degli impegni assunti nella proposta fatta per ospitare l’Ema è essenziale per un trasloco di successo in una nuova sede e per la continuità aziendale di Ema. Creando un’adeguata struttura di governance comune per guidare e sorvegliare questo impegnativo progetto, Ema e il nuovo paese ospitante lanceranno la loro collaborazione. Per il suo ruolo importante nella salvaguardia della salute pubblica umana e degli animali nell’UE, l’Ema si impegna a dare agli stakeholder e al pubblico la piena visibilità del progetto di rilocazione e metterà a disposizione del pubblico a inizio dicembre un grafico di monitoraggio che traccia il progresso. Il tema più urgente che ha bisogno dell’attenzione immediata di Ema e del paese ospitante è il nuovo spazio dell’Agenzia. Molti passaggi amministrativi devono essere presi prima che il lavoro sul nuovo edificio possa iniziare. Ad esempio, i piani di costruzione di Ema devono essere approvati dalle autorità locali, dal consiglio di amministrazione di Ema e dall’autorità di bilancio dell’UE. Questo processo richiede tipicamente tra sei e otto mesi. L’adattamento in un edificio che soddisfa i requisiti di Ema dovrebbe durare tra i 12 ei 15 mesi. A causa del calendario stretto, Ema, insieme alle istituzioni europee e al nuovo paese ospitante” conclude l’Agenzia, “dovrà esplorare soluzioni funzionabili per accelerare i processi di approvazione e consentire il lavoro da svolgere in parallelo, piuttosto che in sequenza”.