
La solitudine ha effetti devastanti sulla vita della persona anziana; infatti chi è solo muore prima, è a maggior rischio di malattie, in particolare aumenta del 30% il rischio di demenza. Di questo si parlerà a Padova al Convegno nazionale di studio “Nemica solitudine. Analisi e proposte per vincere la solitudine dell’anziano”, organizzato dall’Associazione Italiana di Psicogeriatria, Aip e Centro Studi Alvise Cornaro e presentato oggi in conferenza stampa a Roma presso la Camera dei Deputati. «La solitudine – afferma Marco Trabucchi, presidente dell’Aip – è un fattore aggiuntivo a molti altri quali l’età, le patologie croniche e la perdita parziale o totale della non autosufficienza in grado di accelerare il processo di “fragilizzazione” della persona anziana. Oggi è indiscutibile che “loneliness can be deadly for elders”». «La letteratura scientifica – aggiunge Trabucchi – presenta evidenze chiare sul collegamento solitudine- rischio grave per la salute, con conseguenze pesanti sul benessere del singolo e delle popolazioni, perché in presenza di un numero elevato di vecchi soli le comunità risentono pesantemente del disagio individuale, che diviene collettivo. Sono stati fatti calcoli anche sul costo economico della solitudine, con la dimostrazione di un peso particolarmente rilevante per i sistemi di welfare». Proprio in questa prospettiva si colloca il convegno del 15 novembre a Padova: infatti i relatori rappresentano aree della conoscenza che vanno da quella biologica a quella clinico-psicologica, nonché del mondo della filosofia, della storia, delle arti, della sociologia. Saranno presentati studi condotti nei vari luoghi della vita dell’anziano, dalla grande città al piccolo centro, dalla condizione di povertà a quella del benessere, nonché nell’ambito dei servizi, dove spesso si sperimenta un’acuta solitudine. Spiega Diego De Leo, promotore del Convegno Nazionale: «La persona sola si sente non capita, emarginata, senza supporti nel momento del bisogno. La solitudine ha aspetti soggettivi importanti (“non mi sento compreso, nessuno si avvicina a me, mi sento sempre isolato”), ma anche aspetti oggettivi, soprattutto rispetto alle sue conseguenze. Infatti, nelle persone sole, aumenta del 35% la mortalità, un dato paragonabile all’effetto di gravissime patologie. Qualcuno ha calcolato che il suo effetto negativo sia simile a quello prodotto dall’obesità o dal fumare 15 sigarette al giorno per tutta la vita, con i maschi a patirne le conseguenze maggiori, vista la loro difficoltà – rispetto alle donne – a chiedere aiuto». «Il Convegno Nazionale – sottolinea Trabucchi – si propone di operare un cambio di passo culturale per incidere sull’individualismo che domina le modalità di vita di oggi e che è diffuso, attraverso i media, come mezzo di autorealizzazione e di autovalutazione. Un secondo obiettivo è rappresentato dal fornire stimolazioni all’individuo che invecchia per fare in modo che nel tempo non trascuri di coltivare le diverse occasioni di reti relazionali che la vita offre e perché manifesti la propria soggettività e le conseguenti richieste di supporto, modificando quegli atteggiamenti ancora prevalenti che tendono a impedire in età avanzata la libera espressività del sentire individuale». «Da ventitré anni ci occupiamo, con un approccio multidisciplinare e attraverso studi, ricerche e divulgazione culturale, di invecchiamento attivo – afferma Clelia Tabacchi Sabella, Presidente del Centro Studi Alvise Cornaro di Padova – Una ‘vita viva’ a ogni età e tutte le strategie per realizzarla sono l’obiettivo della nostra azione. Negli ultimi anni, in particolare, abbiamo indagato il tema dei deficit sensoriali nell’anziano e abbiamo da poco concluso una ricerca pilota sulla valutazione della fragilità ad essi associata. La ricerca è stata condotta unitamente all’OIC – Fondazione Opera Immacolata Concezione, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Neuroscienze e il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. Tra gli interessanti risultati è emerso anche come i deficit sensoriali abbiano ricadute importanti nella limitazione della vita sociale, inducendo un processo di isolamento della persona anziana. Per noi, quindi, riflettere sulla solitudine significa non solo maturare la coscienza della gravità di questa condizione e identificare buone pratiche per combatterla, ma anche lavorare sulle cause psico-fisiche, sociali e ambientali che ad essa conducono ed impediscono la piena funzionalità, integrazione e benessere dell’anziano. Credo sia in quest’ottica – ha concluso Clelia Tabacchi – il contributo più rilevante che può portare il Centro Studi Alvise Cornaro a questo convegno». È difficile ipotizzare i fattori di rischio di solitudine che caratterizzeranno le nostre comunità nei prossimi anni; peraltro non è ancora stato misurato in modo definitivo un aumento della condizione di solitudine negli ultimi 20 anni, se non per gli anziani. «La ricerca delle cause della solitudine è anche un utile strumento di lavoro clinico – conclude Trabucchi – la conoscenza delle motivazioni che hanno portato a una determinata situazione permette di organizzare interventi mirati. La solitudine schiaccia la particolarità, la persona con la sua libertà e dignità; cercarne la sconfitta è quindi un’opera di civiltà». Tra i tanti interventi del Convegno segnaliamo lo sguardo demografico sull’incidenza del fenomeno a cura del Prof. G. Carlo Blangiardo, Milano Bicocca o lo speach del Prof. Govoni, Università di Pavia, sugli effetti biologici della solitudine, mentre il giornalista del Corriere della Sera Michela Farina e lo scrittore Flavio Pagano affronteranno invece le problematiche della solitudine in relazione alla demenza e alla complessità della diade “malato – caregiver”. Interessante momento di sintesi “giornalistica” la tavola rotonda alla quale interverranno i Direttori delle tre maggiori testate dei quotidiani del Veneto (Rcs; Gedi; Caltagirone). Sarà poi il Direttore del Conservatorio Pollini a guidare il pubblico all’ascolto di una esecuzione musicale. Parlerà di solitudine anche il Maestro Tetsugen, Abate Zen, che affronterà il tema dal punto di vista trascendente mentre la psicoterapeuta Vera Slepoj analizzerà le nostre emozioni. E ancora: la regista Cristina Comencini ci parlerà della solitudine dell’artista e il filosofo Umberto Curi tratteggerà invece la dimensione filosofica della solitudine.
Il Convegno si terrà a Padova nella Sala dei Giganti di Palazzo Liviano (con ingresso in Corte Arco Vallaresso, 7) il giorno 15 novembre dalle ore 9.00 alle 13.30 per riprendere alle 14.30 e chiudere alle 17.30. Ingresso libero.