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Ocse: Fermare l’antibiotico resistenza costerebbe solo 2 dollari a persona l’anno

farmaci

Secondo un nuovo Rapporto dell’Ocse le infezioni da Superbug potrebbero costare la vita a circa 2,4 milioni di persone in Europa, Nord America e Australia nei prossimi 30 anni, a meno che non si faccia di più per arginare la resistenza agli antibiotici. Tre decessi su quattro potrebbero essere evitati spendendo 2 dollari a persona all’anno su misure come la prescrizione più prudente di antibiotici. L’Italia, la Grecia e il Portogallo sono in cima alla lista dei paesi Ocse con i più alti tassi di mortalità da Amr. L’antibiotico resistenza costerà all’Italia 13 miliardi di dollari da qui al 2050.

Il Rapporto Ocse “Stemming the Superbug Tide: Just A Few Dollars More” afferma che affrontare le complicazioni di resistenza antimicrobica (AMR) potrebbe costare fino a 3,5 miliardi di dollari l’anno in media tra i 33 paesi inclusi nell’analisi, a meno che i paesi intensifichino la lotta contro i superbatteri. L’Europa meridionale rischia di essere particolarmente colpita. L’Italia, la Grecia e il Portogallo sono in cima alla lista dei paesi Ocse con i più alti tassi di mortalità da Amr, mentre Stati Uniti, Italia e Francia registrano i più alti tassi di mortalità assoluti, con un pronostico nel 2050 di quasi 30.000 decessi per Amr all’anno nei soli Stati Uniti. “Questa minaccia, una delle maggiori per la medicina moderna, potrebbe essere contrastata – afferma l’Ocse – sferrando un attacco alla resistenza antimicrobica incentrato su cinque assi: miglioramento delle condizioni igieniche; abbandono delle prassi di prescrizione eccessiva di antibiotici; somministrazione di test diagnostici rapidi per determinare la natura virale o batterica delle infezioni nei pazienti; ritardo della prescrizione di antibiotici; organizzazione di campagne sui media. Un pacchetto di politiche volte a favorire l’igiene nelle strutture ospedaliere e ridurre la prescrizione eccessiva di antibiotici, comprendente programmi di gestione (stewardship) antimicrobica, campagne sui media e utilizzo di test clinici in medicina generale per accertare la natura batterica o virale di un’infezione potrebbe consentire di salvare fino a 1,6 milioni di vite umane entro il 2050 nei 33 Paesi inclusi nell’analisi dell’Ocse. L’investimento in queste politiche si ripagherebbe da solo entro un anno e permetterebbe a termine di ottenere un risparmio annuo di 4,8 miliardi di dollari”. “I batteri resistenti ad antibiotici specifici – prosegue l’Ocse – sono responsabili di quasi un’infezione su cinque nei Paesi dell’Ocse e dell’UE28, una quota destinata ad aumentare ancora se non verranno presi dei provvedimenti. Se da un lato la percentuale di resistenza a otto combinazioni antibiotico/batterioii a priorità elevata è salita dal 14% nel 2005 al 17% nel 2015 nell’insieme dei Paesi dell’Ocse considerati, dall’altro si rilevano differenze pronunciate tra i singoli Paesi.
– Il tasso medio di resistenza in Turchia, Corea e Grecia (circa il 35%) è sette volte superiore a quello di Islanda, Paesi Bassi e Norvegia, dove si registra il livello più basso (circa il 5%).
– In taluni Paesi dell’Ocse, e per alcune combinazioni antibiotico/batterio, appena un’infezione su quattro è provocata da batteri che rispondono all’azione dei farmaci.
– Al di fuori dell’Ocse, nel 2015 la percentuale media di resistenza per le medesime otto combinazioni antibiotico/batterio era quasi doppia (29%); tuttavia in India, nella Repubblica Popolare Cinese e nella Federazione Russa potrebbe avere superato il 42%.
Le proiezioni elaborate dall’Ocse suggeriscono che nei Paesi appartenenti all’organizzazione le percentuali di resistenza per le otto combinazioni antibiotico/batterio potrebbero salire dal 17% nel 2015 al 18% nel 2030. Anche se in Canada, Giappone e Messico è previsto un calo della resistenza media, in nessun Paese ci si attende una riduzione per tutte e otto le combinazioni antibiotico/batterio. Al contrario, in Paesi quali la Danimarca, l’Islanda, il Lussemburgo e la Slovenia i tassi di resistenza potrebbero aumentare in tutte e otto le combinazioni. L’aumento della resistenza media sembra in via di moderazione, ma vi sono seri motivi di preoccupazione. Nell’Ocse la resistenza agli antibiotici di seconda e terza linea, che costituiscono l’ultima difesa nella prevenzione delle infezioni, dovrebbe aumentare del 70% tra il 2005 e il 2030”. Inoltre l’Ocse evidenzia “i bambini e gli anziani sono i più vulnerabili. La probabilità di sviluppare un’infezione resistente è significativamente più alta per i bambini fino a 12 mesi di età e tra gli adulti di età pari o superiore a 70 anni. Gli uomini hanno anche maggiori probabilità di sviluppare infezioni resistenti rispetto alle donne”. “L’aumento incontrollato dei batteri resistenti agli antimicrobici inciderebbe anche notevolmente sui bilanci della sanità” afferma l’Ocse. “Calcoli effettuati sulla base del modello dell’Ocse inducono a prevedere che in ogni anno del periodo compreso fra il 2015 e il 2050 vengano spesi fino a 3,5 miliardi di dollari USA (corretti per le differenze di prezzo tra paesi, espresse in termini di parità di potere di acquisto o PPA) per complicanze connesse all’Amr nei 33 Paesi dell’Ocse e dell’Ue28 considerati. Ciò corrisponde al 10% dei costi sanitari per malattie trasmissibili, o a circa 2,4 dollari USA PPA pro capite l’anno in media, un dato che sale a circa 6,2-6,6 dollari USA pro capite l’anno in Italia e negli Stati Uniti”.

Bloccare lo Tsunami di super batteri in Italia
Secondo l’analisi dell’Ocse “In Italia, la proporzione di infezioni resistenti agli antibiotici è cresciuta da 17% nel 2005 a 30% nel 2015 e potrà raggiungere il 32% nel 2030, se il consumo di antibiotici, la crescita demografica e la crescita economica dovessero continuare a seguire gli stessi trend. La proporzione di antibiotico resistenza in Italia è sostanzialmente superiore rispetto al 17% di resistenza media nei paesi Ocse nel 2015”. Inoltre “In media, 10.780 persone muoiono ogni anno in Italia a causa di un’infezione da uno degli otto batteri antibiotico resistenti. Si stima che entro il 2050, un totale di circa 450 000 persone morirà a causa dell’antibiotico resistenza. L’antibiotico resistenza costerà all’Italia 13 miliardi di dollari da qui al 2050”. Secondo l’Ocse in Italia, un pacchetto di azioni che comprenda programmi di stewardship, migliore igiene nelle strutture sanitarie, campagne informative e uso dei test diagnostici rapidi potrebbe evitare 8.800 morti e far risparmiare 527 milioni di dollari ogni anno. L’Ocse rileva inoltre che: L’Italia ha un piano nazionale multi-settoriale che riflette il piano d’azione globale dell’Oms. In linea con la maggior parte dei paesi Ocse, l’Italia ha un piano operativo ed un sistema di monitoraggio. Non tutte le strutture sanitarie hanno implementato un programma di stewardship antibiotica, meno di quanto fatto dalla maggior parte dei paesi Ocse. L’Italia ha campagne informative limitate e mirate solo su alcuni gruppi, meno di quanto fatto dalla maggior parte dei paesi Ocse. In Italia, il training sull’antibiotico resistenza fa parte della formazione pre-inserimento lavorativo e della formazione continua, in linea con la maggior parte dei paesi Ocse.

I Risultati principali evidenziati dall’Ocse:
 Nel 2015 la quota di infezioni dovuta a batteri resistenti agli antibiotici era pari a circa il 17% nell’insieme dei Paesi dell’Ocse considerati, ma superiore a un terzo del totale in quattro di questi Paesi. In alcuni Paesi  del G20 tra cui la Cina, l’India e la Federazione Russa, oltre il 40% delle infezioni è dovuto a batteri resistenti ad alcuni antibiotici.
 Circa 2,4 milioni di persone potrebbero perdere la vita in Europa, Nord America e Australia tra il 2015 e il 2050 a causa dell’Amr.
 Nel periodo 2015-2050, l’Amr rappresenterebbe un costo di circa 3,5 miliardi di dollari USA PPA l’anno per i servizi sanitari dei 33 Paesi inclusi nell’analisi. Ciò corrisponderebbe a 2,4 dollari statunitensi PPA pro capite o approssimativamente a circa il 10% del bilancio della sanità dedicato alle malattie trasmissibili.
 Se non saranno messe in campo azioni efficaci nel settore della sanità pubblica, i tassi di Amr aumenteranno ulteriormente. Secondo le proiezioni, la resistenza agli antibiotici di seconda e terza linea dovrebbe registrare l’aumento maggiore con tassi di resistenza nel 2030 superiori del 70% rispetto ai livelli del 2005, nei Paesi dell’Ocse. Nell’UE28, la resistenza agli antibiotici di terza linea dovrebbe raddoppiare nello stesso periodo.
 Per arginare la diffusione di batteri resistenti è essenziale sferrare un attacco alla resistenza antimicrobica incentrato su cinque assi: promozione di condizioni igieniche migliori; abbandono delle prassi di prescrizione eccessiva di antibiotici; somministrazione di test diagnostici rapidi per determinare la natura virale o batterica delle infezioni nei pazienti; ritardo della prescrizione di antibiotici; organizzazione di campagne sui media.
 Le politiche intese a promuovere l’igiene delle mani, l’igiene negli ospedali e i programmi di stewardship volti a ridurre la prescrizione eccessiva di antibiotici potrebbero salvare da 35.000 a 38.000 vite umane l’anno nei 33 Paesi inclusi nell’analisi.
 Anche le campagne sui media, le azioni volte a ritardare le prescrizioni e l’utilizzo di test di diagnosi rapida producono un impatto positivo – ancorché più limitato – sulla salute.
 Le azioni nel settore della sanità pubblica tese a contrastare l’Amr sono accessibili sotto il profilo dei costi. La loro attuazione ha un costo che varia da appena 0,3 dollari USA PPA pro capite per le campagne sui media ad alcune centinaia di dollari USA PPA per degente nel caso del miglioramento delle condizioni igieniche nell’assistenza sanitaria.
 Tutti gli interventi presi in esame costituiscono delle soluzioni best buy per la lotta all’Amr nei Paesi oggetto dell’indagine dato il forte impatto sulla salute della popolazione, l’accessibilità della loro attuazione e l’eccellente rapporto costo/beneficio. I risparmi resi possibili dal ritardo nelle prescrizioni, dal miglioramento dell’igiene delle mani e, in gran parte dei casi, dai programmi di stewardship sono superiori ai costi di attuazione.
 Un pacchetto composto da interventi a livello ospedaliero, uno costituito da azioni a livello di comunità e un terzo rappresentato da una combinazione delle due precedenti categorie di interventi eviterebbero rispettivamente circa 1,3 milioni, 0,4 milioni e 1,1 milioni di Daly e consentirebbero di risparmiare rispettivamente 55.000, 14.000 e 47.000 anni di vita nei 33 Paesi considerati. Il pacchetto composto da interventi a livello ospedaliero produrrebbe un risparmio netto medio annuo (una volta tenuto conto del costo di attuazione di ciascun intervento) di 4,1 dollari USA PPA pro capite nei 33 Paesi oggetto di analisi. Quello costituito da interventi a livello di comunità si tradurrebbe anch’esso in un risparmio annuo medio, quantificato in circa 0,9 dollari USA PPA pro capite nei 33 Paesi considerati. L’approccio misto, consistente in una combinazione di interventi, costerebbe circa 2 dollari USA PPA pro capite l’anno e determinerebbe un risparmio netto medio di circa 3 dollari USA PPA pro capite l’anno.

 

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