-

Qualcuno salvi il Natale

momento della vaccinazione
Con il nuovo Dpcm varato nella serata di mercoledì 24 novembre l’esecutivo si è posto e ha posto a tutti gli italiani il preciso obiettivo di portare alla vaccinazione quante più persone nel minor tempo possibile.

di Giandomenico Nollo°, Francesco Pilati*

È questo infatti lo scopo dei diversi provvedimenti che sostanzialmente incentivano ulteriormente la prima dose per quanti non l’hanno ancora ricevuta, circa 7’700’000 aventi diritto, e anticipano il più possibile il richiamo per gli oltre 45 milioni di cittadini che hanno già completato la prima campagna di immunizzazione ma il cui effetto protettivo della seconda dose sta via, via diminuendo. Lo scopo dichiarato, oltre che di protezione sanitaria è anche quello di mantenere viva la ripresa economica e sociale, in particolare in prossimità delle festività Natalizie con il loro importante indotto commerciale, turistico oltre che, non trascurabile, sociale e affettivo. Alla vaccinazione delle fasce adulte della popolazione, grazie all’approvazione da parte di Ema del vaccino pediatrico anti Covid Pfizer-BioNtech, si aggiunge un potenziale vaccinabile di oltre tre milioni di bambini in età 5-11 anni. Per dare pieno respiro alle indicazioni del governo dovremmo riattrezzare la macchina vaccinale per inoculare più di 800’000 dosi di vaccino ogni giorno da qui a Natale, sapendo che nel pieno della campagna vaccinale della scorsa estate si sono iniettati al massimo 602’000 vaccini in un giorno.

Tenuto infatti conto della riduzione a 5 mesi di attesa dalla seconda dose per accedere la terza, la platea di cittadini italiani è già ora molto ampia e lo sarà sempre di più nelle prossime settimane. Sono infatti circa 26 milioni gli italiani che hanno ricevuto la seconda dose tra fine aprile e fine luglio 2021, e che quindi avranno diritto a ricevere la dose booster entro Natale. Cinque milioni circa di questi, l’hanno già ricevuta, ma resta comunque una quantità importante di inoculazioni da effettuare con la maggior celerità possibile per porre un argine alla quarta ondata e potenziali successive, a cui andrebbero aggiunte le code della campagna vaccinale antinfluenzale e le prime e seconde dosi.

A questi numeri imponenti si deve aggiunger che molte delle strutture impiegate per la campagna della scorsa primavera/estate non sono più disponibili, come ad esempio padiglioni fieristici, palazzetti dello sport, musei e auditorium. Per di più, giustamente, gli operatori socio-sanitari impiegati in maniera eccezionale negli scorsi mesi per la più grande campagna vaccinale mai affrontata, sono in larga misura rientrati alle loro mansioni ordinarie, per assistere al meglio i pazienti affetti da patologie diverse dal Covid-19 e anzi recuperare il tempo perso durante lo scorso inverno in termini di screening, diagnosi e trattamenti.

Alcune regioni hanno già preso atto di questa problematica e annunciato una larga mobilitazione per mettere in campo una risposta efficiente e massiva.

Tra le altre cose che abbiamo imparato in questi duri mesi è che l’organizzazione di iniziative di sanità pubblica come tamponi di massa e vaccini possono essere un ulteriore strumento di risposta alla diffusione del virus. La possibilità di concentrare l’azione in pochi giorni su una grande massa di cittadini è stata infatti dimostrata un anno fa in Alto Adige con una importante campagna di screening, con la quale con l’apporto dei modelli matematici sviluppati dal Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento si è potuto somministrare il test antigenico a 384000 cittadini di città e valli montane in tre giorni, senza creare affollamenti, ingorghi nelle code o rimostranze da parte degli utenti. È così necessario immaginare di ampliare questo approccio alla campagna vaccinale importando su larga scala i paradigmi della logistica e dell’ingegneria gestionale, da tempo applicata per migliorare i processi produttivi industriali, ma oggi disponibile con il suo bagaglio di strumenti, quali i digital twins, il monitoraggio in tempo reale, la predizione, etc. anche al campo sanitario. L’obiettivo è saper rispondere in tempi brevi, con il miglior utilizzo delle risorse disponibili, con il minor disagio per l’utenza e per gli operatori. Un uso più ampio e diffuso di queste tecnologie, a mia conoscenza, applicate ancora in misura marginale, potrebbe consentirci anche in futuro di rispondere prontamente e con risorse appropriate a nuove esigenze di richiamo vaccinale per aggiornare, ad esempio la protezione verso le nuove varianti, ma non ultimo o secondario anche di esportare assieme alle fiale anche la tecnologia di somministrazione in paesi con Servizi Sanitari con maggiori difficoltà organizzative con evidenti benefici per tutti, perché è ancor vero che nessuno si salva da solo.

°Vice Presidente Sihta, Department of Industrial Engineering – University of Trento

*Department of Industrial Engineering – University of Trento

Print Friendly, PDF & Email