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La denuncia dell’Aiop Lazio: Sanità privata esclusa da riforme del Pnrr 

Mid-section of female doctor holding stethoscope in hospital
Una ricerca presentata dall’Aiop Lazio mostra tutte le falle e le criticità del piano di interventi del Pnrr relativo alle reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale

La collaborazione pubblico-privato, tanto fondamentale per gestire le fasi più critiche dell’emergenza Covid, è tra le grandi assenti nel piano di interventi del Pnrr relativo alle reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. Assenza, questa, che unita ad altre criticità potrebbe rendere le riforme irrealizzabili o insostenibili sul lungo periodo. Questo è quanto emerso da una ricerca dell’AIOP Lazio, presentata la scorsa settimana in occasione della Tavola Rotonda intitolata “Nuove frontiere in Sanità. Finita la pandemia, l’inizio della gestione del Pnrr”, che si è tenuta a Roma presso Villa Miani. Lo studio è stato condotto sul modello dell’Emilia-Romagna e di altri enti territoriali, in cui sono stati già attuati gli Ospedali di Comunità e le Case di Comunità. “Il Pnrr, dall’analisi dei dati della ricerca presentata – ha affermato la Presidente di Aiop Lazio Veronica Faroni – mostra delle criticità legate alle previsioni di spesa e mantenimento delle nuove strutture, alla carenza di personale medico, paramedico e infermieristico e alla questione legata ai destinatari degli Ospedali di Comunità. Noi siamo stati elogiati per il lavoro doveroso svolto durante la pandemia al servizio del pubblico, ma altrettanto velocemente siamo stati abbandonati quando si è trattato di parlare di Pnrr”. E continua: “Invece di spendere ingenti fondi per convertire luoghi non sanitari in sanitari, si poteva aumentare la capacità di dare assistenza delle strutture già esistenti, come le Rsa, tramite l’Adi (Assistenza Domiciliare Integrata) e la telemedicina. E ancora: per rispondere alla grande affluenza ai Pronto Soccorso, basterebbe snellire i percorsi dai Pronto Soccorso alle Rsa, senza andare a costruire megastrutture; basterebbe non morire di burocrazia”.

Il Pnrr mette in campo un investimento di 15,63 miliardi di euro, suddivisi in due componenti. La prima si esplica nella creazione e l’attivazione di 1.288 “Case della Comunità” entro la metà del 2026, per curare i malati cronici, per un costo complessivo di 2 miliardi di euro; inoltre, prevede la creazione di 381 “Ospedali di Comunità” (OdC), destinati al ricovero breve e ad interventi sanitari a bassa-media intensità clinica, con l’obiettivo di incrementare e migliorare l’assistenza sanitaria di prossimità, ovvero decongestionare gli ospedali distribuendo i pazienti in strutture che possano monitorare la degenza e la dimissione. L’investimento è di 1 miliardo di euro. Il progetto mira, inoltre, al rafforzamento dell’assistenza domiciliare, grazie alla telemedicina, con l’obiettivo di prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni. Investimenti per un totale di 7 miliardi di stanziamenti. L’altro aspetto è legato all’aggiornamento tecnologico e digitale, per un costo di 7,36 miliardi di euro. Entro la prima metà del 2026 la realizzazione dei nuovi OdC , previsti in tutte le regioni italiane, avrà un costo di 1 miliardo di euro complessivi nazionali per un’aggiunta di 7.620 posti letto totali nazionali.

Secondo l’indagine dell’Aiop nascono una serie di interrogativi in relazione alla creazione di queste nuove strutture e sulla capacità dei fondi di Ssn e Ssr di coprire le spese di mantenimento di queste strutture. “Nel Pnrr, infatti – evidenzia l’Aiop Lazio – non sono previsti finanziamenti per il personale sanitario che dovrà lavorare in queste strutture: ne conseguono ulteriori pesi sul bilancio pubblico a partire dal 2027. Il progetto Pnrr, impostato su base demografica, sembra inoltre non tenere conto delle realtà regionali; ne consegue un disegno a macchia di leopardo, che non risponde ai reali bisogni dei cittadini nei diversi contesti territoriali, su cui i futuri servizi sanitari andranno ad essere erogati, né tiene conto dell’impegno di risorse economiche e umane che tale realizzazione richiederà. Che la collaborazione pubblico-privato abbiamo portato grandi benefici nella gestione della pandemia è un dato di fatto sotto l’occhio di tutti, specialmente nel Lazio”.

“Durante la pandemia il ‘modello’ Lazio ha dimostrato che il connubio tra il Servizio Sanitario Nazionale e ospedalità privata sia fondamentale per garantire un pieno, equo e uniforme diritto alle cure sull’intero territorio nazionale”, ha dichiarato il direttore di Aiop Lazio Mauro Casanatta. Nel Lazio – continua – sono state vaccinate 1 milione e 300 mila persone e nelle nostre strutture, nei primi mesi del 2020, sono stati creati 1350 posti letto, per essere di supporto agli ospedali e alla Regione Lazio. Ad oggi, in otto strutture accreditate del Lazio, sono ancora aperti reparti Covid”.

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