-

Discontinuità ideologica

GIANDOMENICO-NOLLO
Il primo atto del nuovo governo sui temi della Salute non è stato obiettivamente entusiasmante. Con una dichiarata volontà di discontinuità rispetto al passato il primo consiglio dei Ministri assieme ad altri provvedimenti, ampiamente discussi, sui temi della giustizia e sicurezza, ha ratificato sul fronte sanitario, il reintegro anticipato del personale medico no-vax, aprendo anche in questo caso una accesa discussione.

di Giandomenico Nollo*

La rimozione della sospensione per il personale medico non vaccinato è stata giustificata dall’urgente bisogno del sistema sanitario di rimpolpare le proprie fila. Sul piano della sanità pubblica il potenziale impatto di questa misura sarà, è ormai evidente, molto modesto, sia perché la misura è stata anticipata di soli due mesi rispetto alla scadenza già fissata, sia perché riguarda, ad oggi, un numero esiguo di professionisti. Sul piano nazionale, si tratta di poche migliaia di medici, in buona misura liberi professionisti o pensionati, mentre sono un po’ più consistenti i numeri per il personale infermieristico e di assistenza. Rilevante invece l’impatto sul sistema e sulla percezione pubblica di questa sanatoria. È già infatti evidente la ricaduta sulle amministrazioni sanitarie regionali che in ordine sparso stanno organizzando con fatica le modalità di rientro o sulle relazioni tra professionisti, con una sorta di finale premialità ai quanti, pochi, che si sono opposti rispetto ai tanti che si sono vaccinati per tutelare la salute dei pazienti e la propria. Professionisti, è bene ricordare, che hanno dovuto affrontare le difficoltà di operare in situazione di emergenza e contemporaneamente supplire l’assenza di quanti hanno disatteso il giuramento di Ippocrate e negato il valore della scienza medica. Provvedimento che infine stride con la ampiamente dichiarata intenzione del nuovo governo di riportare ordine e rispetto delle regole nella vita nazionale. A meno di non leggere questo provvedimento, assieme all’altro che porta da quotidiano a settimanale l’accesso ai dati sull’infezione da Sars.Cov-2 e suo impatto, come una conseguenza del disconoscimento della validità delle regole restrittive imposte in emergenza.

Nella conferenza stampa che ha seguito il primo consiglio dei Ministri e nelle successive dichiarazioni, ricordando a memoria, il (la) premier ha apostrofato il precedente governo per aver preso decisioni di limitazione della libertà personale sulla base di scelte Ideologiche non basate sull’evidenza scientifica, a fronte delle quali l’Italia avrebbe avuto la peggior risposta sanitaria con il più alto numero di morti. Che ogni scelta di governo possa essere discussa e analizzata in controluce, osteggiata o modificata dalla parte avversa, è nella natura delle cose; è segno di democrazia e fondamentalmente non dovrebbe preoccupare. Tuttavia, da cultori del metodo scientifico, disconoscere la validità del vaccino e delle misure restrittive come ineludibili strumenti di contrasto alla pandemia, obiettivamente lascia perplessi, soprattutto alla luce dei numeri incontrovertibili di attenuazione del carico di malattia, numero di morti incluso, della capacità di propagazione del virus e della ripresa economica che ne è derivata.

A questa improvvida presa di posizione si è aggiunta, e va sottolineata, qualche sgrammaticatura anche del nuovo Ministro alla Salute che nel suo intervento in conferenza stampa ha parlato di diritto alla salute e non di diritto alla tutela della salute, aggiungendo che prenderà decisioni sulla base di prove scientifiche nell’interesse dei pazienti, dimenticando così l’interesse complessivo dei cittadini. Sottili distinguo che però manifestano la loro forza, ad esempio proprio nel contrasto epidemico. L’obiettivo di un servizio sanitario è infatti prendere decisioni nell’interesse di tutti i cittadini sani e malati, cercando di far sì che questi restino sani il più possibile. Piccole sbavature che siamo certi verranno presto correte e limate. Nessuno nasce imparato, l’importante è applicarsi e studiare, se possibile sottraendosi alle polarizzazioni e alle logiche ideologiche, come appunto richiesto dal Primo Ministro.

E a proposito di studiare, acclarato che questo provvedimento non riuscirà a risolvere e probabilmente nemmeno a scalfire, il crescente problema di carenza di personale sanitario, sarà necessario affrontare il tema con logiche di breve e di medio periodo, mi auguro evitando facili scorciatoie mediatiche come l’abolizione del numero chiuso. Il problema della formazione e programmazione delle figure professionali necessarie al mantenimento del nostro Servizio Sanitario Nazionale è complesso e richiederebbe un approfondimento specifico, ma una piccola analisi dei numeri può essere utile per capire che il problema non sta nella quantità di laureati in medicina ma nella disponibilità di medici specializzati. Negli ultimi dieci anni, nelle scuole di medicina si sono laureati circa 10.000 studenti all’anno, di contro sino al 2015 le borse per gli specialisti erano 5.000. Si è così creato, nel tempo, un imbuto che ha ingrossato le fila dei medici non specializzati e ridotto progressivamente il serbatoio di specialisti necessari per garantire l’inevitabile turn-over anagrafico.

Nell’ultimo biennio il Governo è corso ai ripari finanziando più di 30.000 borse di specialità, numeri importanti, ma probabilmente non sufficienti per assorbire l’enorme “arretrato” e comunque un provvedimento tardivo che porterà i suoi benefici solo tra 4 anni. Nel frattempo, se davvero non pensiamo di poter risolvere il problema con medici gettonisti e cubani, sarà indispensabile rivedere i modelli di assistenza e cura ponendo al centro l’uso appropriato delle risorse. Ad esempio mettendo in discussione davvero l’approccio di cura ospedale-centrico, per uno più centrato sulla prevenzione primaria e secondaria, concentrando le risorse secondo i criteri dell’intensità di cura, e dei volumi minimi di prestazioni, evitando sprechi e inappropriatezze.

*Prof. Associato di Bioingegneria, Dipartimento Ingegneria Industriale, Università di Trento; Vice Presidente Vicario Società Italiana di Health Technology Assessment, SIHTA

Print Friendly, PDF & Email