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Bisogna saper volare alto

Bisogna saper volare alto
L’esigenza di una quarta riforma sanitaria nasce non solo da una questione di scarse risorse ma anche alla mancanza di un nuovo modello organizzativo

di Roberta Di Turi*, Mauro Mazzoni°

È chiara ormai per tutti gli operatori sanitari e i diversi stakeholder la necessità di ammodernare il Ssn attraverso una riforma che tenga conto dell’evoluzione dei bisogni e della inadeguatezza dell’offerta assistenziale ad oggi garantita a stento dal Ssn. Dai tagli lineari si è passati al taglio specifico per i medici ed i dirigenti sanitari che, a contratto sempre scaduto, hanno salvato dal tracollo il servizio pubblico malgrado il definanziamento, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il vistoso calo degli organici. I dati sono impietosi: sette medici al giorno lasciano il Ssn, 9mila negli ultimi 3 anni, che diventeranno 22 mila tra 3 anni se il fenomeno non sarà fermato. Invochiamo, pertanto, un deciso intervento della politica, quella con la P maiuscola, la quale, deve saper volare alto, per rendere attrattivo il sistema sanitario pubblico, stoppando, mediante interventi quali la defiscalizzazione, la fuga dei medici e dei dirigenti sanitari verso la sanità privata. Occorre una  riforma come quella del quarto governo Andreotti, nel 1978.


Le ragioni della crisi del sistema sanitario pubblico derivano dal fatto che i pilastri che lo costituiscono oramai sono stati smantellati mentre la politica da anni rimanda la risoluzione dei problemi


Nessuno più di noi conosce bene il sistema sanitario sia territoriale che ospedaliero, in quanto rappresentanti dei dirigenti medici e sanitari che coprono tutti i servizi delle Asl. E nessuno più di noi ha monitorato e toccato con mano in tutti i servizi lo sfracello del sistema sanitario e la progressiva deriva verso un’assistenza privata. Purtroppo constatiamo ogni giorno l’uso incontrollato delle risorse, senza una regia unitaria che cancelli  le incongruenze e le differenze inaccettabili nei sistemi sanitari regionali.

Partendo dal presupposto che sia necessario  intervenire sulla drammatica carenza di personale (a valenza trasversale per tutte le categorie di chi opera in Sanità),  in particolare sottolineiamo che è diventato urgente ed indifferibile intervenire, soprattutto in vista della autonomia delle regioni (bozza Calderoli), in ambito normativo per assicurare l’uniformità dei Lea, al fine di migliorare l’appropriatezza delle cure e, al contempo, la sostenibilità del sistema. Ma la regia deve essere  ampia e condivisa. Perché senza un disegno ci si limita ad aggiustare il tiro ora qui ora là, senza risolvere i problemi.

Ad esempio: la pandemia ha causato gravi problemi relazionali e un costante aumento del bisogno psicologico con forte criticità negli adolescenti. Abbiamo con soddisfazione riscontrato l’attenzione rivolta all’ambito dell’assistenza psicologica di base, ma sottolineiamo lo scarso turn-over (-12 % rispetto al 2010) che rende davvero impossibile garantire i Lea nell’ambito psicologico. Se facciamo  un focus sull’assistenza farmaceutica esercitata dai dirigenti farmacisti ospedalieri e territoriali del Ssn. vediamo che questi professionisti operano in presenza di una vacatio normativa preoccupante quanto invalidante. A partire dai Dm 71 e Dm 77/2022,  che  hanno  ignorato  le specifiche linee di attività  previste dal Pnrr e poste in essere da parte dei farmacisti dirigenti che da anni  operano sul territorio, con funzioni autorizzative, vigilanza e controllo sulla filiera del farmaco e  dei dispositivi medici, il monitoraggio  della spesa farmaceutica, la corretta assistenza a tutela della salute dei cittadini. Anche il settore farmaceutico ospedaliero merita tutta l’attenzione riguardo alla necessità di rivedere e integrare le norme legislative di riferimento (Dpr 128/69) in quanto le linee di attività della Farmacia Ospedaliera si sono moltiplicate in linea con i più evoluti modelli assistenziali a livello mondiale. Eppure la Galenica Clinica (Allestimento in dose unitaria dei farmaci antiblastici, la nutrizione parenterale, l’allestimento di radiofarmaci, a produzione di disinfettanti ecc) ha prodotto risultati estremamente importanti che riguardano la sicurezza delle cure nonché enormi (e quantificabili) risparmi di spesa.


Roberta-Di-Turi-Mauro-Mazzoni  Da sinistra Roberta Di Turi e Mauro Mazzoni


Ancora, restando sul territorio, la carenza di medici di medicina generale dovuta ai pensionamenti dei prossimi anni, senza interventi immediati non sarà più recuperabile. E non si può confondere la necessità di rafforzare la presa in carico della medicina generale nel pre e post ospedale dei pazienti cronici, con progetti di generiche presenze orarie quale filtro con l’offerta diagnostica e specialistica ottenibile nei pronto soccorso. Occorre chiarire le azioni utili non solo a parificare i termini dell’investimento economico previsto per il personale convenzionato, che per prassi consolidata contrattualmente è assimilato al pubblico impiego, ma anche per indirizzi normativi di equilibrio tra la stabilità delle aree professionali e il ricambio generazionale, entrambi aspetti non più procrastinabili. Sappiamo che sul fronte economico c’è poco da aspettarsi. Ma, al di là delle scarne risorse, qui manca l’azione politica nei confronti di un Sistema Sanitario comunque eccellente ma azzoppato dalla frammentarietà del modello.

Una parola sui Distretti, cardine della riforma del Territorio annunciata dal Dm/77, definiti come “sistema unico nazionale di valutazione del profilo di salute dei pazienti” nello stesso Pnrr, quindi i soggetti di “integrazione” sociosanitaria e sociale. Un compito immenso. Ovviamente i Distretti devono essere messi in grado di agire queste competenze con tecnologie e personale. Invece i distretti nel 2009 erano 711, oggi 602 (Fonte Agenas).  Una svista politica, o la voglia di cambiare tutto per non cambiare niente? Vogliamo citare il dramma dei Pronto Soccorso, sovraffollati di richieste che non trovano risposte sul territorio? Vogliamo citare i sofferenti reparti di Radiologia, coperti da medici turnisti che refertano per 36 ore consecutive, con consecutive probabilità di errori di interpretazione? O con il ricorso a medici stranieri, come nel caso della Calabria che assume i pur bravissimi medici cubani, che tuttavia non parlano la nostra lingua?  Vogliamo anche solo accennare alla gravissima situazione sia a livello regionale che nazionale in cui versano la maggior parte delle strutture di laboratorio analisi,  oggetto in quasi tutte le Regioni di processi di riordino che li hanno trasformati in parte (Hub ) in “esamifici”, in macchine che devono sfornare risultati con il massimo risparmio di strumentazione e di personale? Tutto ciò mentre molte amministrazioni hanno applicato un pesantissimo taglio sia delle strutture complesse/semplici sia del personale, a volte insufficiente per garantire l’urgenza.


Uno dei punti principali che accomuna tutti e desta in noi grande preoccupazione è quello della esternalizzazione dei servizi


Il fabbisogno del personale non deve subdolamente essere coperto affidando a privati (cooperative di professionisti) i compiti della Dirigenza Medica e Sanitaria. E questo si osserva purtroppo puntualmente in tutti i servizi, in tutta Italia.  Le esternalizzazioni hanno visto costretti i farmacisti a produrre ricorsi volti a dimostrare che non è economicamente vantaggioso esternalizzare il magazzino farmaceutico. In Veneto le amministrazioni invitano gli Psicologi a costituirsi in cooperative alle quali affidare poi i servizi, anziché assumerli. Per non parlare del ricorso all’outsourcing in radiologia, e nel campo delle analisi cliniche,  che molti danni sta facendo, ai pazienti, in primo luogo. Così si rischia che sia annullato l’unico vero ruolo di terzietà nella gestione delle risorse con grave danno per la appropriatezza prescrittiva. I medici e i dirigenti sanitari fanno il loro lavoro in scienza e coscienza, ma non sono supereroi in grado di sconfiggere da soli le forze del male. Se si vuole non abdicare alla sanità privata bisogna dargli una mano. Risorse, dotazioni organiche appropriate, riorganizzazione delle reti di emergenza e riorganizzazione del territorio sono alcuni dei nodi che vanno prioritariamente affrontati. Noi non crediamo ai punti di non ritorno, crediamo occorra che ognuno si prenda le proprie responsabilità e che i politici facciano i politici, delegando la gestione delle strutture sanitarie a chi ne sa più di loro.

*Segretaria Nazionale dei farmacisti del Ssn Sinafo; Coordinatore Fassid Area Sanitaria – °Segretario Nazionale Medici del Territorio SIMET; Coordinatore Nazionale FASSID

 


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