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A tu per tu con Walter Ricciardi

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Entro 25 anni si stima che l’Antimicrobico-resistenza sarà la principale causa di morte del mondo. Del fenomeno dell’Amr e dei suoi gravi impatti sulla salute e sull’economia ne parliamo con Walter Ricciardi, presidente del nuovo Osservatorio Nazionale sull’Antimicrobico-Resistenza 

Nasce l’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico-resistenza (Onsar). Di cosa si tratta?
L’Osservatorio Nazionale sull’Antimicrobico-Resistenza (ONsAR) è un osservatorio che si propone di produrre evidenze scientifiche a sostegno dei decisori politici, degli operatori di sanità pubblica e della popolazione generale al fine di contrastare il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza (Amr). L’Osservatorio nasce dall’esigenza di fronteggiare un fenomeno di cui discutiamo da anni e di cui sappiamo tutto, senza però cercare di limitarlo e risolverlo. Anzi, nel corso del tempo abbiamo assistito, senza agire, all’aggravarsi di questo importante problema di sanità pubblica.

Quali gli obiettivi che si pone?
L’Osservatorio vuole rispondere alla necessità di fornire evidenze scientifiche volte a contrastare il fenomeno dell’Amr. Pertanto, ONsAR sarà un incubatore di dati che consentano di monitorare costantemente l’andamento epidemiologico delle infezioni da germi Amr in Italia, con analisi nazionali e regionali. Tale monitoraggio consente di fornire evidenze che diano impulso a politiche attive per contrastare il fenomeno, favorendo anche un coordinamento con le Istituzioni europee e mondiali. Infine, un obiettivo chiave di ONsAR è quello di realizzare campagne di comunicazione efficace, rivolte sia ai professionisti che ai cittadini, attraverso iniziative di sensibilizzazione e consapevolezza che aiutino a modificare comportamenti scorretti.

Perché è importante oggi parlare di antimicrobico-resistenza?
È importante parlare di antimicrobico-resistenza in quanto rappresenta una delle più grandi sfide che si trovano ad affrontare i sistemi sanitari di tutto il mondo. Entro 25 anni si stima che l’Amr sarà la principale causa di morte del mondo: per rendere l’idea, si morirà di più per infezioni causate da germi Amr che di cancro, o di malattie cardiovascolari. Anche senza proiettarsi al futuro, le recenti stime pubblicate dall’Ecdc indicano che attualmente in Europa muoiono circa 35.000 persone ogni anno per infezioni resistenti agli antimicrobici, di cui più di 10.000 solamente in Italia. Tali dati sono particolarment8e allarmanti, soprattutto se si pensa che, per ragioni legate a problematiche relative alla raccolta e gestione dei dati (dalla refertazione all’assenza di sistemi di monitoraggio continui), esiste una grande sottostima dei dati relativi alla mortalità.
Oltre che l’impatto sulla salute, l’Amr ha un impatto enorme anche in termini economici, pari a circa 7000 milioni di euro ogni anno in Europa, che potrebbero essere risparmiati attuando le misure e le procedure di contrasto dell’Amr di cui siamo a conoscenza.

Non è certo un caso che all’interno dell’osservatorio siano contemplati profili professionali molto diversi tra loro: medici, biologi ma anche economisti e esperti di comunicazione. Una task force di tuto rispetto per affrontare il problema da tutti i punti di vista possibili?
L’Amr è un problema estremamente ampio, che richiede pertanto un impegno multidisciplinare e multiprofessionale. Di recente la Commissione Europea e in seguito il Ministero della Salute e molte altre istituzioni internazionali hanno riconosciuto la necessità di adottare un approccio One Health, cioè una strategia che riconosca come la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano strettamente legate. Dunque, solo attraverso un approccio omnicomprensivo può essere realmente efficace. Calandoci nel contesto dell’Amr, tutte le branche sanitarie (dal chirurgo al pediatra, dal medico di medicina generale all’infermiere) sono coinvolte attivamente, così come l’ambito veterinario (basti pensare all’enorme consumo di antibiotici destinato agli animali da allevamento). Inoltre, come precedentemente esposto, l’Amr ha un impatto economico enorme, da cui la necessità di coinvolgere professionisti esperti nella valutazione dell’impatto del fenomeno e degli interventi che possono limitarlo. Infine, la comunicazione, l’educazione e la disseminazione delle informazioni è un’attività chiave per cercare di cambiare le abitudini errate che sono ampiamente diffuse tanto tra i professionisti quanto tra i cittadini.

Facciamo un passo indietro. Cosa si intende quando parliamo di antimicrobico-resistenza? E quali sono i numeri con cui abbiamo a che fare?
L’antimicrobico-resistenza è definita come la non suscettibilità ad almeno un agente di tre o più categorie antimicrobiche. Si distinguono poi le condizioni di Extensively Drug-Resistant – Xdr (non suscettibilità ad almeno un agente in tutte le categorie antimicrobiche tranne due o meno, per cui gli isolati batterici rimangono suscettibili solo a una o due categorie) e di Pandrug-Resistant – Pdr (non suscettibilità a tutti gli agenti di tutte le categorie antimicrobiche).  In poche parole, si tratta di una condizione in cui gli antibiotici che abbiamo a disposizione contro i batteri non sono più efficaci e pertanto non abbiamo un trattamento per malattie come polmonite, infezioni delle vie urinarie o infezioni del sangue.
I numeri sono particolarmente spaventosi: nel 2019, si stima che l’Amr sia responsabile di 1,27 milioni di decessi, con altri 4,95 milioni di decessi ad essa associati. Come anticipato, nell’Unione Europea i decessi sono circa 35.000 ogni anno (seppur sottostimati), di cui circa 10.000 avvengono solamente in Italia. Inoltre, ogni anno, nel nostro Paese dal 7 al 10% dei pazienti ricoverati in ospedale va incontro a un’infezione batterica multiresistente. Guardando al futuro, le infezioni Amr potrebbero costare la vita a circa 2,4 milioni di persone in Europa, Nord America e Australia nei prossimi 30 anni.

Per quale motivo ad oggi è considerato uno dei maggiori pericoli per la salute pubblica?
Come ci ha dimostrato la pandemia da Covid-19, le malattie infettive sono una grande minaccia per la salute umana. L’enorme impatto in termini di salute ed economico dell’Amr ne sono la dimostrazione. Inoltre, la ricerca farmacologica e dunque la produzione di nuovi antibiotici procedono a rilento, lasciandoci sempre meno armi in grado di combatte le infezioni da germi Amr. Tali condizioni configurano un quadro grave, che necessita delle azioni immediate.

Si stima che entro il 2050 il fenomeno diventerà più letale del cancro. Siamo ancora in tempo per invertire la tendenza?
Nonostante abbiamo sottovalutato il problema per anni, vedendolo aggravare senza contrastarlo, siamo ancora in tempo per invertire questa pericolosa tendenza. Abbiamo le conoscenze, le competenze e le capacità per attuare tutte le procedure e le misure volte a contrastare questo fenomeno. Tuttavia, come diceva P. F. Drucker “I piani sono solo buone intenzioni, a meno che non degenerino immediatamente in lavoro duro”

Cosa possono fare le politiche territoriali?
Le politiche territoriali hanno un ruolo fondamentale, che va dalla raccolta accurata dei dati attraverso sistemi di sorveglianza epidemiologica adeguati, all’applicazione delle procedure fino alla comunicazione e al coinvolgimento attivo dei cittadini. Come detto, solamente attraverso un approccio One Health e dunque multidisciplinare è possibile attuare politiche serie ed efficaci.

Sensibilizzazione, informazione e politiche adeguate. Tutto servirebbe, certo, ma se dovesse impartire un ordine di priorità, cosa sarebbe più urgente?
È urgente porre questa tematica al centro delle priorità del nostro sistema sanitario, pianificando ed attuando però azioni concrete. Sensibilizzazione, informazione e politiche adeguate sono strettamente connesse tra loro e consequenziali. ONsAR nasce proprio per rispondere a questa esigenza, con un’attività di raccolta dati e monitoraggio che possa fornire evidenze scientifiche volte ad attuare politiche adeguate; il tutto supportato e disseminato attraverso un’importante campagna di sensibilizzazione e di corretta comunicazione.

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