
L’EDITORIALE
di Sandro Franco
“Oggi più che mai siamo chiamati a garantire la tutela della salute in un quadro di sostenibilità e resilienza del Servizio sanitario Nazionale. In quest’ottica assume una valenza particolarmente significativa la prevenzione: è il migliore investimento per avere meno malati in futuro ma soprattutto per far sì che le persone vivano meglio e il nostro Ssn sia più sostenibile. Prevenzione, innovazione, equità: questa è la strada su cui procedere con determinazione”. Così ha affermato il Ministro della Salute Orazio Schillaci intervenendo al 2° Open meeting dei Grandi Ospedali svoltosi a Roma a fine maggio. Ecco le parole chiave che vorremmo diventino il mantra del prossimo futuro per il Servizio sanitario nazionale: prevenzione, innovazione, equità. La cosa sembrerebbe apparentemente semplice, lo vuole il Ministro, lo dice il buonsenso. Ma non è così.
La frammentazione del Sistema in 21 realtà regionali mette in dubbio l’efficacia dei piani di prevenzione (lo sappiamo con le vaccinazioni: che senso ha vaccinare in una regione se poi la limitrofa non lo fa). La cui attuazione è poi demandata alle Aziende sanitarie governate da Direttori generali la cui durata dell’incarico, recita la norma, non può essere inferiore a tre anni e superiore a cinque anni. Ma la cui “emivita” è in realtà statisticamente e storicamente molto più breve. Fare prevenzione comporta investimenti certi e immediati, i cui risultati incerti, saranno valutabili a medio e lungo termine.
E allora perché, pressati dalle stringenti regole del pareggio di bilancio, investire in prevenzione se gli ipotetici benefici andranno a vantaggio dei successori? E allora salta, o è scarsamente praticata. L’attuazione dei piani di prevenzione dovrebbe essere inserita tra i criteri di valutazione dei Direttori generali.
Ecco, quindi, che un sistema sanitario in cui si fa poca prevenzione è condannato a fare solo da pagatore e a implodere sotto il peso del mancato incremento del sostegno finanziario e dei crescenti costi delle cure, determinate della cattiva salute dei propri cittadini. Bene lo hanno capito quei paesi in cui il sistema sanitario è di tipo assicurativo o dove addirittura non esiste una copertura globale, come negli Stati uniti. Le grandi assicurazioni, preoccupate dal costo crescente delle prestazioni, si stanno orientando all’utilizzo di piattaforme con programmi avanzati per la prevenzione e il monitoraggio degli stili di vita. Addirittura soggetti come Amazon, offrono ai propri abbonati pacchetti di cure primarie e piani di prevenzione.
Nella #Coverstory di questo numero, diverse attente disamine sul futuro del nostro Ssn per il quale non è esagerazione intonare un De profundis, salvo una decisa e non impossibile volontà di inversione di tendenza.
Sfoglia il numero di giugno di Panorama della sanità. Il dibattito aperto ha coinvolto numerose autorevoli rappresentanti del nostro settore, in un dialogo referenziato che mira a coinvolgere e contribuire ad una sempre più nuova visione del nostro sistema sanitario.
Hanno scritto per noi: Marco Annoni, Alice Basiglini, Vincenzo Carrieri, Giuliano Cazzola, Barbara Cittadini, Gianfranco Damiani, Mario Del Vecchio, Maurizio Di Giosia, Salvino Leone, Francesco Longo, Giuseppe Maria Milanese, Fulvio Moirano, Giovanni Monchiero, Carlo Nicora, Fabrizio Niglio, Giandomenico Nollo, Angela Pirri, Walter Ricciardi, Danny Sivo, Federico Spandonaro, Giuseppe Tortora, Marco Trabucchi, Ketty Vaccaro. Leggi tutte le affiliazioni