
Gli assetti istituzionali, intesi come le “regole del gioco”, rappresentano una condizione imprescindibile per l’introduzione di innovazioni tecnologiche e gestionali. Tre suggerimenti per l’evoluzione del Ssn
di Mario Del Vecchio, Francesco Longo
Conosciamo le innovazioni di servizio che servono al Ssn: presa in carico cronicità, sviluppo di servizi socio-assistenziali per la Ltc distinti da quelli sanitari, concentrazione delle casistiche e delle tecnologie in pochi poli ospedalieri specializzati, equipe cliniche itineranti e digitalizzazioni dei servizi. Gli assetti istituzionali possono rendere più o meno probabili ed efficaci queste innovazioni, sono quindi strumentali rispetto ai fini del Ssn. Gli assetti istituzionali, intesi come le “regole del gioco” che definiscono ruoli, responsabilità̀ e finalità̀ dei diversi attori che compongono il settore della salute, stabilendo “chi può̀ fare cosa” e introducendo i meccanismi di coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali rappresentano una condizione imprescindibile per l’introduzione di innovazioni tecnologiche e gestionali. A questo proposito proponiamo tre suggestioni di possibili evoluzioni per il Ssn: la ridefinizione dei ruoli di Stato e Regioni in uno scenario di rafforzamento reciproco, la valorizzazione e il pieno sviluppo del modello aziendale, la diversificazione delle forme giuridiche per le aziende.
Stato-Regioni
Nel processo di regionalizzazione del Ssn le competenze tra Stato e Regioni sono spesso state allocate in assenza di una coerente prospettiva di sistema, sulla base di dinamiche ed esigenze contingenti, generando talvolta sovrapposizioni di responsabilità̀ o, viceversa, un vuoto nelle funzioni di governo. In troppi casi la definizione di standard di servizio o di metriche per la misurazione e l’apprezzamento (regole di accreditamento, principi contabili, metriche per gli obiettivi delle aziende, format dei servizi territoriali, ecc.) sono stati affidati alla responsabilità̀ delle singole regioni, quando invece dovrebbero rappresentare standard e unità di misura omogenei per l’intero sistema nazionale. In altri casi, invece, il centro è intervenuto definendo in modo rigido e standardizzato alcuni obblighi nell’allocazione e nei mix di risorse (input based control) invece di concentrarsi sulla definizione di output e outcome dei Ssr. In molti casi, poi, sono mancati, e mancano ancora, precisi standard nazionali come avviene nel rapporto medici/infermieri o nel settore della Ltc e delle Rsa in cui si registrano differenziali di dotazioni infrastrutturali per abitanti anche del 1000% tra nord e sud del paese e in cui non esistono regole nazionali sulle caratteristiche e i livelli attesi dei servizi. Analoghe riflessioni valgono per l’ambito delle tecnologie, dei Sistemi Informativi, della telemedicina, delle modalità̀ di presa in carico della cronicità̀. Alla base vi è un eccesso di “dialettica istituzionale”, se non contrapposizione, tra Stato e Regioni, alimentata anche da una interpretazione errata di come può̀ e deve essere costruita “l’omogeneità̀ o uniformità̀ programmatoria del Ssn”…Leggi l’articolo completo >>
Sfoglia il numero di giugno di Panorama della sanità. Il dibattito aperto ha coinvolto numerose autorevoli rappresentanti del nostro settore, in un dialogo referenziato che mira a coinvolgere e contribuire ad una sempre più nuova visione del nostro sistema sanitario.
Hanno scritto per noi: Marco Annoni, Alice Basiglini, Vincenzo Carrieri, Giuliano Cazzola, Barbara Cittadini, Gianfranco Damiani, Mario Del Vecchio, Maurizio Di Giosia, Salvino Leone, Francesco Longo, Giuseppe Maria Milanese, Fulvio Moirano, Giovanni Monchiero, Carlo Nicora, Fabrizio Niglio, Giandomenico Nollo, Angela Pirri, Walter Ricciardi, Danny Sivo, Federico Spandonaro, Giuseppe Tortora, Marco Trabucchi, Ketty Vaccaro. Leggi tutte le affiliazioni