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No, non firmo

Giovanni Monchiero
La politica, dove non sa, dovrebbe innanzitutto attrezzarsi per capire

di Giovanni Monchiero*

Mi è giunto – da un’organizzazione votata al sostegno delle cause più disparate (spesso disperate) -l’invito a sottoscrivere una petizione (predisposta dal medesimo proponente) a supporto della proposta di legge in materia sanitaria che il prof. Andrea Crisanti, “virostar” ai tempi del Covid e fresco deputato, si accinge a depositare in parlamento.

Onestà mi impone di premettere che nutro nei confronti dell’illustre personaggio un giudizio negativo fin dal giorno in cui, da una delle tante tribune televisive, fece sapere al mondo di considerare il Comitato Tecnico Scientifico poco competente e poco rappresentativo dal momento che lui non ne faceva parte. Gli rispose, dall’alto delle sue cattedre americane, il prof. Palù, suo antico maestro, che lo definì “più che un virologo, un esperto di zanzare”. Anche la scienza, quando va in televisione, si adegua alle esigenze dello spettacolo.
Passa qualche mese, e l’ego debordante del professore si riprende la ribalta con una dichiarazione sui vaccini, che gli guadagna la devozione dei no-vax : “Finché non vedo i dati, non lo faccio”. Gli appelli dell’Oms e le autorizzazioni delle agenzie del farmaco, statunitense, europea, ed italiana, non erano per lui sufficienti e andavano corroborate dalla sua personale valutazione tecnica, che, per fortuna, è stata positiva e seguita da vaccinazione.
Nei confronti dell’autore della petizione ero, dunque, maldisposto, ma leggendola il mio giudizio è diventato ancor più negativo. Sin dal titolo, ”Fuori la politica dalle nomine della sanità”,  entriamo nel campo della banalità e del qualunquismo. Impossibile non ricordare che per sottrarre agli amministratori locali il controllo sulle Usl, trentadue anni fa, 1° luglio 1991, vennero soppressi i Comitati di Gestione ed intrapreso il percorso che portò all’aziendalizzazione.
Naturalmente la politica non uscì del tutto nemmeno dalle Asl. Si trattava pur sempre di enti pubblici, finanziati dall’erario, gestiti con responsabilità politica. In quegli anni, era stato introdotto nella nostra legislazione il principio dello spoil system e all’inizio del secolo, una riforma della Costituzione rafforzò l’autonomia delle Regioni da cui dipendono le Aziende Sanitarie. Mi permetto sommessamente di aggiungere che entrambe le riforme (per me esecrabili) furono fortemente volute dal partito che ha portato in parlamento l’on. Crisanti.

È inevitabile che i Direttori Generali delle Asl sentano sul collo il fiato della politica, talvolta maleodorante. Il livello di autonomia e di appropriatezza delle decisioni gestionali dipende dalle qualità del singolo e della correttezza degli amministratori regionali che l’hanno nominato. La recente istituzione dell’elenco nazionale degli aspiranti all’incarico va certamente nella direzione di assicurare che la nomina dei direttori avvenga fra persone dotate di adeguata affidabilità tecnica.
Mi sento di dire che oggi il livello medio di competenze è più elevato di quanto non avvenisse vent’anni fa. Eppure, allora l’Oms considerava il nostro sistema sanitario il secondo al mondo, oggi siamo scomparsi dai piani alti della classifica. Se ne dovrebbe dedurre che, nel bene e nel male, i Dg c’entrano poco.
Del resto, a fondamento della petizione, Crisanti stende un elenco di magagne: carenze di personale, pronto soccorso affollati, chiusure di ospedali (siamo ancora qui!?), liste d’attesa, comunità montane sprovviste di punti nascita (sic, incredibile!), diversa aspettativa di vita fra ricchi e poveri, espansione del settore privato (definito “superiore a quello pubblico”!!!).

A parte inesattezze e demagogia, la causa di questi problemi – che saremmo portati ad attribuire a sottofinanziamento, errori di programmazione dei servizi, lacune della formazione universitaria – sta nella politicizzazione dei Dg?  Se si è sbagliata del tutto la diagnosi, difficile azzeccare la cura.
La nostra rivista sta dedicando molto spazio ad approfondire le difficoltà che attraversa il Servizio Sanitario Nazionale,  nella convinzione che dal confronto delle idee possano emergere delle proposte di soluzione. Ci legga on. Crisanti e, se ritiene, ci dica la sua.

La politica, dove non sa, dovrebbe innanzitutto attrezzarsi per capire.

*Editorialista Panorama della Sanità

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