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Lettere a Panorama della sanità

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Distanza fra i nostri punti di vista

Non mi trovo per nulla in accordo con quanto scritto da Giovanni Monchiero nell’editoriale “Parole di giudici” pubblicato il 10 marzo scorso. Per quanto io comprenda perfettamente che creare un clima giustizialista nei confronti di chi è stato coinvolto nella gestione politico/amministrativa della pandemia non rechi un buon servizio all’informazione, vorrei anche sottolineare che il payoff di Panorama della Sanità recita testualmente “informazione & analisi dei sistemi di welfare”. 
Ora, in questo editoriale si fa una aneddotica, la quale ha senz’altro dei pregi retorici, ma ha anche il difetto di non aggiungere nulla all’informazione, contribuendo solo – di fatto – ad aumentare il rumore di fondo.
Tutti noi cittadini abbiamo vissuto, nel pieno dell’ondata pandemica, storture legate a disorganizzazione e disservizi che a detta di tutti hanno inciso su un sistema sanitario disomogeneo, gravato da una grave mancanza di governance, parcellizzato dopo la riforma del titolo V della Costituzione.
Allo stesso tempo sappiamo anche altrettanto bene qual è stata la realtà, per esempio, della campagna vaccinale in regione Lombardia, che ha conosciuto uno stop lungo mesi non a causa di mancanza di vaccini ma per inefficienza del sistema di prenotazione e gestione dei flussi. 
Il rinvio a giudizio di tanti ex ministri della sanità mi sembra un atto dovuto, se pensiamo alla mancata revisione (e contestuale attuazione) di un piano pandemico nazionale. Ecco, a distanza di tempo e cercando quindi di storicizzare la pandemia, dovremmo proprio ripensare a questo. A come il Sistema Sanitario Nazionale e a come le politiche sociosanitarie nel loro insieme non siano state in grado di offrire una risposta strutturale, scaricando il peso della crisi sulla buona volontà degli operatori. 
Non mi riconosco in una via giustizialista alla politica, ma l’accertamento delle responsabilità è un atto dovuto di trasparenza anche nei confronti dell’opinione pubblica. Oppure vogliamo dire ai parenti delle vittime decedute in circostanze evitabili che hanno torto nel voler vedere accertati i fatti che hanno portato alla perdita di un congiunto?
Mi spiace che si voglia far passare quello che sta accadendo, un processo che va a coinvolgere gli amministratori, come un processo agli operatori sanitari. È una posizione corporativa, che non condivido. E che stigmatizzo ogni volta che sento “odore” di corporazione. 

Giulio Divo

Gent.mo dott. Divo, la sua lettera mi offre l’occasione di tornare su un argomento già sollevato da altri lettori: se i contenuti di questi editoriali non vadano al di là della “mission” di Panorama della Sanità.  È certamente così. Quando il 1° settembre del 2020 aggiunsi, alle collaborazioni alla rivista mensile, questi interventi sulla newsletter, era intenzione, mia e della direzione del periodico, di non limitarsi ad argomenti strettamente legati a welfare e sanità, ma di guardare oltre, alla nostra società, al costume, prendendo spunto dalla cronaca del giorno e stemperando la critica nell’ironia.
Sono andato a rileggermi quel primo articolo. Si parlava ovviamente di Covid, in particolare delle polemiche legate alla imminente riapertura delle scuole. La babele dei linguaggi delle varie autorità coinvolte imponeva un atteggiamento critico, così come severamente critici sono stati molti altri editoriali sulle debolezze del nostro Servizio Sanitario e sulle storture che Lei lamenta nel suo intervento.
Tuttavia, per venire ad oggi, non credo che la soluzione di alcuno dei problemi della nostra società passi attraverso l’antica pratica della ricerca del capro espiatorio, progenitrice del giustizialismo imperante. Su questo argomento intendo ritornare, ma per intanto la prego di rileggere il mio articolo precedente “Doppio Processo” strettamente legato al tema delle opposte iniziative, politiche e giudiziarie, intraprese a carico di chi gestì la prima fase della lotta al Covid.
Può anche darsi che la distanza fra i nostri punti di vista si allarghi ulteriormente; o che emerga qualche elemento di condivisione. In un caso come nell’altro, avremo guadagnato in chiarezza.

Giovanni Monchiero